La città degli Spettri Neri

Parte 1°
"Quella Notte"

Era tarda notte, nella città la maggior parte degli esseri umani dormivano, altri andavano in giro. Io ero li, in un vicolo nascosta tra le strade abbandonate. Lo ricordo bene, avevo freddo, solo una coperta mi riparava dal pungente freddo della notte. I brevi raggi candidi della luna si riflettevano su di me, non sapevo se sarei riuscita a sopravvivere a quella fredda notte, avevo paura. Improvvisamente qualcuno mi leccò la testolina, volevo aprire gli occhi per vedere chi fosse ma non ci riuscivo ero troppo stanca, dopo un po' sentii un immenso calore che mi avvolgeva questa volta, anche se con molto sforzo aprii gli occhi. Aveva l'aspetto di una iena, era molto grande e possente. Cercava di dirmi qualcosa, ma io non lo capivo, ero stanca, e mi addormentai.

Parte 2°
"Prime presenze"

Erano passati all'incirca due anni, quando il maestro Jerome mi trovò e mi salvò; da allora, mi aveva insegnato a vivere e a sopravvivere qui, nella città Nera, e mi sono legata molto a lui. Una città spenta, senza colori e senza vitalità, ogni giorno vedevo gente che eseguiva i propri compiti senza emozione, come se ignoravano tutto ciò che li circondava: erano ignari di tutto, avevano perso le emozioni per sempre.
Ho da sempre odiato questa città, sia per il cibo che scarseggiava sia per la sua misteriosa inquietudine, voglio vedere la luce del sole, sentire il suo calore, respirare aria fresca e pure. Quel giorno, ero in attesa di Jerome che era andato in cerca di cibo, in un vicolo: buio e secco con un arie leggermente agghiacciante. Alzai il volto al cielo, non si vedeva altro che palazzi, residenze dei servizi segreti, e sopra di loro un cielo grigio quasi nero. -Kota, sono tornato- era Jerome, vedevo la sua ombra e i suoi occhi lucenti, si avvicinò a me e mise davanti le mie zampe un uccello. -Mangia, è tutto quello che sono riuscito a trovare!- disse sorridendomi e sedendosi davanti a me -No! Sono tre giorni che non mangi, non puoi continuare così e..- Jerome mi interruppe -Stai tranquilla, io posso resistere altri giorni, tu devi mangiare ne hai più bisogno- Il suo sorriso era sempre tranquillo e mi rassicurava -Come vuoi- dissi poi iniziai a mangiare. Quando finì Jerome si sedette accanto a me e io mi appoggiai a lui. Potevo considerarlo come un fratello, un amico o un padre; non saprei spiegarlo precisamente, ma quello che so era che il nostro legame era molto forte. Tutto iniziò quella notte quando mi ha trovata, ero molto piccola ma ricordo: mi portò qui, e iniziò a parlarmi e a farmi delle domande, ma io ero troppo spaventata e non risposi. Quel sorriso, quella fiducia che mi stava dando era così dolce e innocente, che subito mi affidai a lui.
Improvvisamente sentì una strana presenza, alzai la testa e sentì chiamare "WhiteStar", mi alzai di scatto guardandomi intorno -Lo hai sentito?- chiesi guardando Jerome, che annuì preoccupato. -Rimani qui al buio e non muoverti- le sue parole erano severe e io mi nascosi li al buio e lui usci allo scoperto, la presenza si avvicinava e continuava a ripetere "WhiteStar", ebbi paura all'udir di nuovo quella voce inquietante e pungente; di scatto Jerome si avventò contro di lui ma questo non si mosse, quest'ultimo si avvicinò a me: con i suoi occhi lucenti, Jerome lo attaccò e lo fece sparire nel nulla.
Tornando verso di me Jerome si distese a terra, mi avvicinai a lui -Tutto bene..?- lui mi guardò e abbozzò un sorriso -Si..-. -Chi era quell'essere che ci ha attaccati?- gli chiesi preoccupata lui guardò in basso -Bhe.. credo era uno spettro- a quelle parole mi pietrificai, ripeteva di continuo "WhiteStar" quindi era me che voleva; Jerome era esausto -Non posso e non voglio più stare qui. Non puoi rimanere li a non dire niente! Hai capito chi cercava? Era me che cercava, e poi perchè mi ha chiamata "WhiteStar"? Qui nessuno dovrebbe conoscere questo mio nome!- Jerome mi guardò -WhiteStar era il nome della regina della foresta rosata.-.